L’Antica Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo è inserita nel recinto fortificato del primo nucleo del borgo antico, documentato a metà dell’XI secolo, ai piedi del castello. Un portale ad arco a tutto sesto dà accesso al sagrato su cui prospetta la facciata.
La chiesa ha avuto una storia complessa come dimostra il palinsesto edilizio, peraltro scarsamente documentato dalle fonti. Dalla metà dell’XI secolo fino alla costituzione della diocesi di Saluzzo nel 1511 era dipendenza dell’abbazia benedettina di San Benigno di Fruttuaria sotto la giurisdizione del vescovo di Torino. Nel 1819 la sede parrocchiale venne traslata nella chiesa dei Cappuccini, più a valle, in conseguenza dell’espansione dell’abitato verso la piana.
Dopo tale trasferimento l’antica parrocchiale fu abbandonata a se stessa, officiata soltanto in determinate ricorrenze. In essa aveva sede la Compagnia del SS.mo Rosario che provvedeva alle celebrazioni della festività della Madonna del Rosario nella prima decade di ottobre.
Cantieri architettonici e cicli pittorici
Al cantiere medioevale , tra XI e XII secolo appartengono la torre campanaria e la cella alla sua base, decorata con le Storie di San Nicola di Bari da un maestro piemontese legato alla cultura ottoniana. Le scene rappresentate: Il Dono alle tre fanciulle, il Miracolo dei marinai sulla parete destra, l’Intervento del santo contro il maleficio di Artemide a sinistra.
Sulla cornice aggettante della sommità del campanile tra il 1484 ed il 1486 fu elevata la cuspide ottagonale con scandole in terracotta invetriata, ai lati quattro campaniletti.
La facciata ha il profilo a capanna con coronamento di archetti incrociati in cotto, riferibile all’intervento di metà Quattrocento che modificò l’originario impianto a falde spezzate. La ghimberga fu deturpata dall’inserimento della “pantalera” a riparo del portale. Nella lunetta, definita da una massiccia cornice in cotto, è raffigurata la Vergine con il Bambino tra i Santi Filippo e Giacomo. A destra del portale sono dipinti San Cristoforo e Santa Barbara. Tali affreschi sono riferiti alla bottega di Antonio Pocapaglia intorno agli anni venti del Quattrocento.
A sinistra, sulla spalletta, è murata una lapide romana con epigrafe del I secolo d.C. Segue la Deposizione dalla croce firmata da “Johane Petro” e datata 1472.
I fianchi dell’edificio rivelano un impianto poco armonioso a causa delle strutture giustapposte nei vari periodi. L’abside pentagonale, scandita da contrafforti in laterizio, fu elevata tra il 1497 ed il 1513, anno di consacrazione dell’altare. Successivamente nel XVII e XVIII secolo furono addossate le tre sacrestie.
L’impianto originario dell’interno, a tre navate; trasformato a navata unica a metà Quattrocento, è diviso in quattro campate con volte a crociera costolonate. Nelle prime due campate alle pareti laterali, entro gli arconi, sono addossati gli altari. Nelle altre due si aprono le cappelle, costruite a partire dal XVII secolo.
La decorazione neogotica potrebbe risalire alla fine del XIX secolo o all’inizio del seguente. Sulla controfacciata, a destra, nel registro inferiore l’ Adorazione dei Magi è attribuita alla bottega saluzzese di Antonio Pocapaglia, intorno agli anni venti del Quattrocento. Nel registro superiore, mutilato dall’inserimento della tribuna dell’organo nel 1712, l’affresco rappresenta la Madonna con Bambino e i santi Antonio Abate , Sebastiano, Rocco, Cristoforo, attribuito al “primo Maestro di Madonna dei Boschi” nell’ultimo quarto del Quattrocento.
La prima cappella a sinistra, intitolata ai Santi Carlo e Tommaso, è decorata con Storie di Sant’Antonio Abate riferite a Pietro Pocapaglia intorno alla metà degli anni cinquanta del Quattrocento. Sull’altare la Madonna con Bambino tra due angeli musicanti e i santi Antonio Abate e Bartolomeo, datata 1510, è attribuita al venaschese Bartolomeo Debonis.
La seconda cappella a destra, intitolata a San Sebastiano, è decorata con Storie di san Sebastiano e altre figure di santi assegnate alla bottega di Pietro Pocapaglia.
Arredi
Agli arredi superstiti della fase medioevale appartiene il tabernacolo in pietra verde di Sampeyre, datato 1473, murato sulla parete destra del presbiterio; si tratta di un raffinato manufatto che rimanda agli scultori della Francia meridionale presenti nei cantieri saluzzesi del marchese Ludovico I. A questo si aggiunge il grande crocifisso ligneo sistemato sull’arco trionfale dopo il restauro (2010).
Tra i dipinti del XVII secolo si segnalano la Madonna con Bambino e santi Giuseppe, Stefano, Filippo e Caterina d’Alessandria, sistemato sull’altare della cappella del Suffragio dopo il restauro (2011), la Presentazione di Gesù al Tempio sull’altare della cappella di santo Stefano e la Madonna del Carmine con i Santi Antonio da Padova e Marta sull’altare della cappella di sant’Antonio da Padova attribuito al pittore Giovanni Claret.